domenica 11 dicembre 2011

Più farmacie, meno farmaci nei supermercati





Ieri su pagina intera del Corriere della Sera un appello di Federfarma:

Ci rivolgiamo ai cittadini che apprezzano il nostro insostituibile ruolo di consiglieri della loro salute e la nostra incessante presenza 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, con le nostre 17.500 farmacie presenti nelle grandi città e disseminate nei luoghi più sperduti del territorio italiano; ai giovani farmacisti che si affacciano alla professione credendo di contare su una carriera professionale che li conduca alla titolarità con criteri di merito per servizio; ai politici che sanno quanto sia importante che la salute dei cittadini non sia abbandonata alle logiche commerciali; ai responsabili del Governo che dovrebbero rispondere degli impegni assunti in campo europeo anziché alle richieste delle segreterie politiche dei partiti, creando vero sviluppo e veri tagli alle spese ed evitando che, con le riforme delle professioni, forti interessi prevarichino sull’autonomia dei professionisti e smembrino i luoghi controllati e sicuri della salute; al Presidente della Repubblica, garante della Costituzione italiana che sancisce espressamente il diritto di tutela della salute del cittadino. Oggi, portando i farmaci distribuiti con ricetta fuori dalla farmacia, si perde l’efficienza e la continuità del servizio e l’indipendenza dell’attività del farmacista”. Chiediamo solo di poter presentare la nostra proposta di riforma, per aprire rapidamente più farmacie, per far risparmiare i cittadini e ridurre la spesa del Servizio sanitario nazionale. Non facciamo scelte che ci portino fuori dall’Europa con norme presenti in alcun Paese al mondo".

Ecco sicuramente esiste un problema, i farmacisti titolari sono una delle caste più forti in Italia! Il concetto di ereditarietà non esiste in nessun altra professione!
Bisogna dire però che il ruolo sociale dell'operatore sanitario, qual è il farmacista, non può essere sottovalutato. Il farmacista non è e non può essere un "dispensatore di scatolette"!
Nell'ultimo governo Prodi abbiamo assistito ad un timido tentativo di liberalizzazione, i farmaci da banco nelle parafarmacie e nei supermercati. Oggi Monti rincara la dose e porta fuori dalle farmacie anche i farmaci in fascia C, quelli con obbligo di ricetta ma a carico del paziente!

Dichiarandomi contrario a una cerchia ristretta di farmacisti "fortunati" i titolari di farmacia, sono anche perplesso sulla vendita del farmaco dagli scaffali dei supermercati. Bisogna tener presente che il farmaco non è una marmellata e in un paese come il nostro in cui l'abuso di farmaci è una quotidianità, incentivare l'acquisto di questi mettendoli in bella vista tra la pasta e le merendine non credo sia eticamente corretto!

Quindi si alla liberalizzazione delle farmacie in toto, ma la vendita deve rimanere all'interno di una attività ad hoc!


1 commento:

  1. Premesso che i farmacisti non sono dispensatori di scatolette, sono operatori sanitari veri e propri, che sono le uniche figure professionalità specializzate che non possono fare il loro lavoro in proprio, che i titolari di farmacie sono una casta e l'ereditarietà delle farmacie è irritante!
    Bisogna però dire che:
    1. i farmaci nei supermercati sono un problema etico, in quanto si incentiva il già abbondante abuso di farmaci da parte degli italiani. I farmaci bisogna venderli in luoghi appropriati e sotto controllo, non negli scaffali tra marmellate e merendine...
    2. Nessuna farmacia, e soprattutto nessuna parafarmacia, può competere con una azienda di grande distribuzione. Così per risparmiare qualche euro si accentra sempre di più l'econimia e il profitto su poche persone!

    Allora liberalizziamo le farmacie in tutto e per tutto, facciamo che chiunque sia abilitato alla professione di farmacista possa aprire la sua farmacia senza limiti, ma non facciamo passare l'idea che i farmaci siano beni da acquistare in qualunque posto!!!!

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