Con l’espressione “valore legale del titolo di studio” si indica l’insieme degli effetti giuridici che la legge ricollega ad un titolo scolastico o accademico, rilasciato da uno degli istituti (sia statali che non), autorizzati.
Il titolo di studio è il requisito per l’accesso alle professioni regolamentate e agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni. Ovvero un “marchio di qualità” concesso dallo Stato agli atenei: lo Stato garantisce ai cittadini la qualità della formazione universitaria imponendo vincoli sull’organizzazione didattica, governando così lo sviluppo delle competenze professionali ai fini delle carriere. I cittadini che si servono di professionisti, le imprese e il settore pubblico che assumono laureati, dovrebbero essere garantiti sulla qualità della formazione di quelle persone in base a curricula “certificati”.
Quindi l’esistenza del valore legale ha tre effetti: la necessità per un lavoratore di possedere un titolo proveniente da una scuola riconosciuta dal ministero per accedere a certi settori del mercato del lavoro, la necessità per chiunque voglia istituire una scuola o università privata di ottenere la certificazione ministeriale e la parificazione nei concorsi della qualità dei titoli di studio che contano tutti allo stesso modo.
Il dibattito sull’abolizione del valore legale del titolo divide mondo economico e mondo accademico: senza l’imposizione del valore legale si eliminerebbe un ostacolo alla concorrenza tra atenei, e le lauree non sarebbero più tutte uguali (ma nemmeno i costi d’iscrizione). Ci sarebbero quindi università di serie A, come in America, e di serie B, fino ai diplomifici. Rischio dal quale i paesi anglosassoni si sono tutelati con apposite leggi.
Il dibattito sull’abolizione del valore legale del titolo divide mondo economico e mondo accademico: senza l’imposizione del valore legale si eliminerebbe un ostacolo alla concorrenza tra atenei, e le lauree non sarebbero più tutte uguali (ma nemmeno i costi d’iscrizione). Ci sarebbero quindi università di serie A, come in America, e di serie B, fino ai diplomifici. Rischio dal quale i paesi anglosassoni si sono tutelati con apposite leggi.
Il mercato del lavoro ne riceverebbe una liberalizzazione, ovvero non servirebbe più una laurea corrispondente all’esame di Stato che ci si appresta a fare. Un geometra o un medico potrebbero presentarsi all’esame da avvocato e competere solo con la propria preparazione. Circostanza ovviata
in alcuni casi negli Usa con apposite scuole di formazione (per avvocati, medici, ecc.) che conferiscono un titolo con valore legale.
in alcuni casi negli Usa con apposite scuole di formazione (per avvocati, medici, ecc.) che conferiscono un titolo con valore legale.
Una “terza via” fra abolizione e mantenimento è quella dell’introduzione dell’accreditamento dei corsi, al quale la Conferenza dei Rettori sta lavorando con il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, che nel lungo periodo potrebbero portare, grazie alla valutazione, a un’automatica e graduale eliminazione del valore legale del titolo.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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