La previsione di una pandemia batterico/virale globale che decimerà il genere umano ispira dozzine di film da quasi mezzo secolo. Con cadenza sempre più frequente siamo mediaticamente bombardati da notizie di una qualche epidemia incontrollabile. A inizio secolo abbiamo avuto migliaia di titoli di giornali con l'imminente minaccia di epidemie di aviaria, di cui si ricordano al massimo gli 86 contagi umani con un solo decesso; mentre nel 2009 l'Oms ha lanciato l'allarme sull'influenza suina, sostenendo come il virus H1N1 potesse provocare una pandemia influenzale che in realtà ha provocato 104 decessi in tutta Europa; ancora prima nel 2003 si è letto della minacciosa SARS che dal giappone si sarebbe dovuta diffondere in tutto il mondo mietendo milioni di vittime, ovviamente nemmeno questa volta successe. Questi sono solo alcuni degli esempi più recenti. Seppure è doveroso ricordare che il lavoro della comunità scientifica e delle organizazioni sanitarie ha un ruolo fondamentale nel limitare i danni provocate dalle epidemie moderne, è però significativo osservare che a cadenze quasi fisse si parla di pandemie e si lanciano numeri allarmanti quando in relatà spesso la banale influenza stagionale colpisce e uccide molta più gente. Per entrare nell'attualità ad oggi l'ebola ha colpito 7500 persone e solo un caso conclamato in Europa.
Per avere chiara la situazione è opportuno però precisare alcune cose, i casi di contagio sono avvenuti in zone in cui si ha una situazione di conflitto latente o esplicito e in paesi in cui le strutture sanitarie sono disastrate e, come ha dichiarato lo stessso OMS, un numero elevato di infezioni è stato registrato tra gli operatori
sanitari a causa di «pratiche inadeguate
di controllo dell’infezione in molte strutture».
Quindi noi siamo qui a incupirci per le storie che arrivano dalle
zone colpite dal virus e a fare il tifo per i farmaci innovativi e magari per un vaccino,
nella speranza che qualcuno ci metta i soldi. Alla fine
giovedì 9 ottobre 2014
Ebola: oggi, ieri e domani
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sabato 3 maggio 2014
Farmaci e genere. Importanza della differenza di genere nelle terapie farmacologiche.
Al giorno d'oggi nella sperimentazione clinica la specificità delle donne non è adeguatamente considerata, sia per l'aspetto quantitativo (il numero di donne arruolate nei trial clinici è sempre inferiore rispetto al numero di uomini) sia per quello qualitativo (i dati non vengono analizzati in funzione della differenza di genere).
Nonostante vi siano numerosi studi su sperimentazioni cliniche per patologie femminili, quali ad esempio il carcinoma mammario e il controllo dell’osteoporosi, per quello che riguarda la sperimentazione di patologie comuni ad entrambi i sessi, le donne sono quasi sempre al di sotto del limite statistico.
La maggior parte delle sperimentazioni non prevede una differenza tra maschi e femmine al momento dell’arruolamento e dell’analisi dei dati, quindi la percentuale di donne reclutate rimane bassa (inappropriatezza rappresentativa delle donne).
Inoltre il dosaggio dei farmaci è in genere misurato su un individuo di sesso maschile di media corporatura (peso di 70 kg), e la donna è considerata solo una variazione del modello maschile. Sebbene il progredire delle conoscienze scientifiche abbia portato ad una maggiore consapevolezza della specificità del corpo femminile, i protocolli di sperimentazione non sono stati ancora adeguati. Le donne sono generalmente incluse, ove lo siano, solo nella fase III della sperimentazione clinica, ma non nella fase I e nella fase II, che sono di fondamentale importanza per stabilire il dosaggio e la sicurezza nell’uso di farmaci. Pertanto, la mancanza di studi specifici sulle donne, soprattutto nelle fasi precoci della ricerca, non consente di misurare la reale efficacia e l'adeguata sicurezza dei farmaci.
Nonostante vi siano numerosi studi su sperimentazioni cliniche per patologie femminili, quali ad esempio il carcinoma mammario e il controllo dell’osteoporosi, per quello che riguarda la sperimentazione di patologie comuni ad entrambi i sessi, le donne sono quasi sempre al di sotto del limite statistico.
La maggior parte delle sperimentazioni non prevede una differenza tra maschi e femmine al momento dell’arruolamento e dell’analisi dei dati, quindi la percentuale di donne reclutate rimane bassa (inappropriatezza rappresentativa delle donne).
Inoltre il dosaggio dei farmaci è in genere misurato su un individuo di sesso maschile di media corporatura (peso di 70 kg), e la donna è considerata solo una variazione del modello maschile. Sebbene il progredire delle conoscienze scientifiche abbia portato ad una maggiore consapevolezza della specificità del corpo femminile, i protocolli di sperimentazione non sono stati ancora adeguati. Le donne sono generalmente incluse, ove lo siano, solo nella fase III della sperimentazione clinica, ma non nella fase I e nella fase II, che sono di fondamentale importanza per stabilire il dosaggio e la sicurezza nell’uso di farmaci. Pertanto, la mancanza di studi specifici sulle donne, soprattutto nelle fasi precoci della ricerca, non consente di misurare la reale efficacia e l'adeguata sicurezza dei farmaci.
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sabato 16 novembre 2013
Nichi questo no
Ho sostenuto Vendola e fatto parte di Sel
attivamente sin dalla fondazione fino a fine Dicembre 2012, quando si è consolidato quell'ambigua alleanza col Pd. Ma questo non è questo il punto, anche perchè alle politiche 2013 ho votato Sel e fino ad ora è stato comunque il mio partito di riferimento.
Ieri però l'intercettazione telefonica pubblicata dal Fatto Quotidiano (successivamente querelato da Vendola per via del titolo, indiscutibilmente fuorviante, che lasciava intendere che Vendola rida per i morti di tumore) mi ha proprio preso alla sprovvista. Condivido in pieno le considerazioni di Alessandro Gilioli e quelle di stamattina di Massimo Gramellini mentre non credo siano altrettanto convincenti le argomentazioni a difesa di Paolo Hutter, sempre pubblicate sul Fatto Quotidiano.
Secondo me sono tre i punti cruciali della questione. Per prima cosa è troppo sfacciato il servilismo con cui
Ieri però l'intercettazione telefonica pubblicata dal Fatto Quotidiano (successivamente querelato da Vendola per via del titolo, indiscutibilmente fuorviante, che lasciava intendere che Vendola rida per i morti di tumore) mi ha proprio preso alla sprovvista. Condivido in pieno le considerazioni di Alessandro Gilioli e quelle di stamattina di Massimo Gramellini mentre non credo siano altrettanto convincenti le argomentazioni a difesa di Paolo Hutter, sempre pubblicate sul Fatto Quotidiano.
Secondo me sono tre i punti cruciali della questione. Per prima cosa è troppo sfacciato il servilismo con cui
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domenica 27 ottobre 2013
Intorno ai lavori di ristrutturazione di Piazza Niosi
La principale obiezione sollevata da alcuni
residenti riguardano l'opportunità di ripristinare o meno l'antico -se così
possiamo definirlo- assetto della piazza che, a partire dalla seconda metà del
XIX secolo, vide il suo nucleo centrale, destinato ai pedoni, poggiarsi su di
un risparmio sopraelevato a gradoni. Analizzando la questione dettagliatamente
voglio prima di tutto smentire l’idea che nel centro storico di una città non
si possa effettuare alcuna modifica, dal momento che le città hanno cambiato
faccia più e più volte nel corso dei secoli, pur mantenendo la loro valenza
storica e le loro peculiarità artistiche e architettoniche. Inoltre si è tanto
sottolineata l'importanza di conservare la memoria storica di una piazza la cui
conformazione attuale risale però solo al secondo dopoguerra, dimenticando che
l'aspetto di un luogo dovrebbe tenere conto dell'avvallamento originario e
naturale della piazza.
Il progetto con un piano unico è un’interessante proposta; poiché il
piano unico e l'assenza di ostacoli visivi mette in risalto le facciate dei
palazzi storici e la monumentale fontana del Calice, donando una maggiore
luminosità all'intera piazza e alle vie che si aprono su di essa. Inoltre, con
il nuovo assetto si darebbe maggiore spazio visivo alla peculiare
caratteristica di avere due edifici ecclesiastici che dominano la stessa piazza. A questo proposito si suggerisce,
sfruttando il cantiere già in opera, di eliminare quell'antiestetica recinzione che ha ridotto il sagrato della chiesa di San
Nicola ad un triste cortiletto condominiale, estraniando l'intero edificio dal
resto della piazza. Per quel che riguarda le preoccupazioni relative alla canalizzazione
delle acque meteorologiche, sembra almeno ingeneroso continuare a discutere,
mettendo indubbio il lavoro di un professionista che ha già pubblicamente
spiegato come intendono risolvere il problema. Altro punto che ha scatenato
molte critiche è l'eliminazione dei tigli preesistenti nella piazza;
Anni '50 |
domenica 24 marzo 2013
A 27 è strano
Quando hai diciotto vent'anni, quando diventi capace di decidere della tua vita e di dirigerla verso la tua meta, pensi che i ventisette anni siano lontani e vaghi col pensiero immaginando cosa farai e dove sarai "da grande".
Ma ti accorgi che alla fine è come se ti fossi svegliato adesso dal sonno dei venti anni e poi ti ritrovi lì nello
Ma ti accorgi che alla fine è come se ti fossi svegliato adesso dal sonno dei venti anni e poi ti ritrovi lì nello
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