Da nemmeno un mese l'ELLAONE, la così detta pillola dei 5 giorni dopo, è entrata in commercio e le già aspre polemiche non si non placate, l'immancabile qualunquismo e l'inadeguatezza di molti dei grandi statisti che occupano le poltrone del nostro parlamento ha portato 85 parlamentari a richiederne il ritiro. Si tratta dell' inter-gruppo "per il valore della vita" che, non si capisce su quali basi, lo definisce un farmaco che non ha valore contraccettivo, ma abortivo. L'interrogazione diretta al ministro si basa sul fatto che il suddetto farmaco, in quanto abortivo, sia in contrasto con la legge 194 a tutela della maternità e con la legge 405 sui consultori. Come spiega il presidente della Società medica italiana per la contraccezione, Emilio Arisi, l'ulipristal acetato inibisce l’ovulazione della donna per i cinque giorni successivi alla sua assunzione, in questo modo gli spermatozoi di un rapporto a ‘rischio’, che vivono al massimo 18 ore, muoiono senza aver potuto trovare un ovulo da fecondare. Si tratta quindi di un farmaco contraccettivo e non abortivo, in quanto impedisce l'ovulazione e quindi la formazione dell'embrione. Talaltro la sua efficacia è strettamente correlata alla tempestività con cui è assunto.
Inutile ricordare che il farmaco è già da tempo in commercio in altri 27 paesi e che solo in Italia, a fronte delle precedenti polemiche, l'AIFA ha obbligato il medico a verificare l’assenza di una gravidanza preesistente attraverso un test di gravidanza negativo, basato sul dosaggio delle beta Hcg, prima di rilasciare la prescrizione.
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